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Scilla D

domenica 28 ottobre 2012

Paradiso - canto I- primi versi (Divina Commedia)

La gloria di colui che tutto move
per l'universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più della sua luce prende
fù io, e vidi cose che ridire nè sa nè può
chi di là sù discende,
perchè appressando sè al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.
Veramente quant'io del regno santo
ne la mia mente potrei far tesoro,
sarà ora materia del mio canto.
O buono Apollo, a l'ultimo lavoro
fammi del tuo valor si fatto vaso,
come dimandi a dar l'amato alloro.
In fino a qui l'un giogo di Parnaso
assai mi fu, ma or con amendue
mìè uopo intrar ne l'aringo rimaso.

Dante Alghieri -  I Canto Divina Commedia

In questi primi versi Dante dichiara che la gloria di Dio,
motore dell'universo, penetra e risplende ovunque, in misura
maggiore o minore nei diversi luoghi.
Qui il poeta è giunto fino al Cielo dell'Empireo, dove la 
presenza di Dio raggiunge il grado più alto.
La memoria umana non può ricordare quanto ha visto,
perciò Dante in questa lirica narrerà quanto è rimasto della
sua esperienza. 
Chiede l'ispirazione di Apollo per conseguire la corona d'alloro
destinata ai poeti eccelsi, non essendo sufficiente quella che
proviene dalle sole Muse. 

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