Nera sì, ma sè bella, o di Natura
fra le belle d'Amore leggiadro mostro.
Fosca è l'alba appo te, perde e s'oscura
presso l'ebeno tuo l'avorio e l'ostro.
Or quando, or dove il mondo antico
o il nostro vide si viva mai, senti si pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?
Servo di chi m'è serva, ecco ch'avvolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.
La 've più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.
Giambattista Marino
In questi versi il poeta esalta una bellezza
di colore, una schiava nera. Qui l'autore
rovescia i canoni tradizionali e mette in
primo piano una serie di antitesi e ossimori
legati al motivo del leggiadro mostro.
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